Il “Bolero per flauto con accompagnamento di pianoforte” di Luigi Hugues è una composizione che fino ad oggi è rimasta inedita e addirittura sconosciuta. Grazie al ritrovamento dell’archivio musicale di Hugues fatto da Bruno Raiteri è venuto alla luce insieme ad una ventina di brani inediti per flauto e pianoforte ed è sicuramente il più interessante del gruppo.
Nell’archivio sono presenti due copie diverse entrambe formate da una parte per il pianoforte e una per il flauto. Un manoscritto è stato scritto dallo stesso Hugues ed è la bella copia dello spartito utilizzato per la composizione che però non è conservato. La parte del pianoforte è scritta su fogli da 12 pentagrammi di formato oblungo. Sulla carta 1r vi è solo l’intestazione “Bolero / per Flauto con accomp=to di Pianoforte / di / Luigi Hugues”. La parte è composta di 6 carte che riportano solo la parte del pianoforte che è formata da 203 battute di Allegretto in 3/4 in mi minore con il passaggio finale al Mi maggiore alla battuta 172. I 12 pentagrammi sono occupati da 4 sistemi con il primo rigo lasciato bianco perché la parte del flauto non è presente integralmente: Hugues ha scritto solo le battute iniziali degli interventi del flauto (battute 5, 54, 76-77, 109-110 e 174-175 e i passaggi di collegamento quando il pianoforte non suona (battute 36-37, 97-98 e 173). La parte riporta le indicazioni dinamiche e le articolazioni in modo completo.
La parte del flauto è scritta su carta da 10 pentagrammi. Sulla carta 1r vi è solo l’intestazione “Bolero / per Flauto con accompagnamento di Pianoforte / di / Luigi Hugues”. È composta da 4 carte con le 203 battute del pezzo tutte scritte in bella grafia e senza correzioni. In un secondo tempo Hugues ha aggiunto le indicazioni dinamiche e le articolazioni ma in modo incompleto. Le prime si arrestano alla battuta 55 e le seconde si interrompono alla battuta 93 ma riprendono poi alla battuta 125 e si interrompono nuovamente alla battuta 147 e non sono più segnate fino alla fine.
Il secondo manoscritto è invece sicuramente opera di un copista non identificato con certezza ma, sulla base di un documento dell’archivio firmata da Luigi Tarditi, si può ipotizzare che la copia sia opera di questo flautista casalese e amico di Hugues. La parte del pianoforte è scritta su fogli da 12 pentagrammi e sulla carta 1r vi è solo l’intestazione “Bolero / per Flauto con accompagnamento di Pianoforte / di / Luigi Hugues.”. Le sei carte riportano lo spartito completo con i 12 pentagrammi occupati da 4 sistemi con il primo rigo per la parte del flauto e gli altri due con quella del pianoforte. Troviamo l’indicazione metronomica mm. semiminima = 108 e questo permette di ipotizzare che questa copia sia successiva a quella scritta da Hugues che invece non la prevede. La parte del pianoforte riporta le indicazioni dinamiche e le articolazioni in modo completo mentre il rigo del flauto non le ha con la sola eccezione dell’indicazione “ten” (tenuto) alla battuta 16 (ma non alle battute 116 e 180 dove è scritta solo nella parte del pianoforte).
La parte del flauto è scritta su carta da 16 pentagrammi ed è composta da 2 carte. Sulla carta 1r vi è l’intestazione “[in alto a destra] Flauto [in centro] Bolero / per Flauto con accomp.to di Pianoforte di Luigi Hugues” e l’indicazione metronomica semiminima = 108. Non vi sono indicazioni dinamiche o articolazioni con la sola eccezione della scritta “ten” (tenuto) alle battute 16, 116 e 180.
Sulla base delle indicazioni presenti nella parte del pianoforte si può ipotizzare che il manoscritto del copistasia la versione finale preparata per la stampa. Hugues però non completò le indicazioni di quella di flauto nella propria copia e quindi possiamo ipotizzare che in un primo momento abbia scritto il brano senza indicazioni. In vista di una possibile pubblicazione ha fatto copiare lo spartito e poi ha aggiunto le indicazioni dinamiche e le articolazioni nella parte del pianoforte facendole copiare al copista. Ha poi iniziato il lavoro in quella del flauto lasciandola incompleta e così la parte del copista non riporta nulla.
In accordo con Bruno Raiteri abbiamo deciso di riportare solo le indicazioni segnate da Hugues ad eccezione del punto in cui vi è la ripresa del tema (battute 108-124) e di non completare la parte del flauto anche se non è difficile farlo imitando le scelte fatte dall’autore nei passaggi ripetuti o simili. In questo modo l’esecutore è posto di fronte al testo così come lo ha lasciato il compositore e può decidere autonomamente come completare il lavoro seguendo il proprio gusto personale.
Anche se tutti lo abbinano a Ravel, il Bolero è una danza spagnola che affonda le sue origini nel Settecento, caratterizzata dal ritmo ternario sottolineato da un accompagnamento martellante adatto agli strumenti a percussione. Da notare che questo ritmo è presente anche nella Polacca e venne utilizzato in molte cabalette operistiche nella prima metà dell’Ottocento. Il primo impiego nella musica colta che sono riuscito ad individuare è nell’Ouverture dell’opera Les Deux Aveugles de Toléde di Étienne Nicolas Méhul (1763-1817) andata in scena all’Opéra-Comique di Parigi il 28 gennaio 1806. Per la verità nella partitura non è specificato che si tratta di un Bolero ma l’andamento ritmico è inequivocabile e Méhul se ne serve per connotare il brano alla ricerca del tipico colore locale visto che l’opera si svolge a Toledo. Nell’Ottocento molti compositori celebri hanno scritto dei Bolero. Basterà citare Chopin, Boléro in la minore op. 19 per pianoforte (1833) e Verdi, “Mercé, dilette amiche” dai Vespri Siciliani (1855), un’aria che è definita “Siciliana” nella partitura ma è a tutti gli effetti un Bolero.
Non è possibile dare una datazione al Bolero di Hugues ma è suggestiva l’ipotesi che abbia voluto imitare il brano verdiano, molto popolare dopo le esecuzioni italiane dell’opera, e quindi potrebbe essere un brano giovanile scritto attorno al 1860.
Ugo Piovano
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