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Paolo Giuseppe Ghebart – Fantasia

Per violino con accompagnamento di pianoforte

Partitura e parte staccata per violino su carta avorio ad alta grammatura
Prima edizione moderna


Fu certo nell’ambiente della propria famiglia di origine che Paolo Giuseppe Ghebart venne avviato alla musica.
Infatti suo padre, che compare come Paolo Ghebard con nome e cognome italianizzati ma di chiara origine mitteleuropea nelle lettere patenti e nei documenti dei corpi musicali della corte del Re di Sardegna, ricoprì la professione di suonatore di corno da caccia a partire dal 1761 fino al pensionamento nel 1815 (morì nel 1817). Compose le arie dei balli delle opere rappresentate al Teatro Regio, ma anche altri brani conservati manoscritti e a lui vanno ricondotti i Six quartetts per archistampati a Lione dall’editore Guera nel 1780 circa, sul cui frontespizio si legge “Paul Gebhardt Musicien Ord.re de S. Maj. Sardique”.
Invece per quanto riguarda il figlio Paolo Giuseppe Ghebart, uno dei suoi primi biografi tramanda che egli nacque in località non meglio precisabile nei pressi di Torino il 20 novembre 1796 e fu allievo di Felice Radicati per il violino, facendo la sua comparsa nella Cappella Regia come violino di fila nel 1814, l’anno del ritorno dei Savoia a Torino dopo la fase napoleonica.
Nel suo documentato studio sulla Cappella Regia, Rosy Moffa ricostruisce la carriera di Paolo Giuseppe Ghebart – spesso citato nei documenti con il solo nome di Giuseppe – successivamente al suo debutto: nei primi dieci anni del suo servizio compare stabilmente tra i primi violini e nel 1824 riceve il maggiore aumento di stipendio tra i suonatori di tale strumento, lasciando ipotizzare che già fin da allora egli facesse le veci del famoso primo violino Giovanni Battista Polledro, di cui Ghebart nel 1824 aveva sposato la nipote Teresa. Al pensionamento di Polledro il 24 gennaio 1846 una regia patente lo nominò finalmente in maniera ufficiale “primo violino della Reale Cappella e Camera e Direttore Generale della musica istromentale”.
Fin dalla stagione 1821-1822 Ghebart compariva come violino nell’orchestra del Teatro Regio, inaugurando una carriera parallela in quella istituzione, dove fu poi “primo violino e direttore d’orchestra in secondo” dal 1832 al 1848 e poi menzionato come direttore nei libretti e nelle cronache fino al 1855, tanto per gli spettacoli delle stagioni operistiche quanto per i primi concerti sinfonici.
Tornando alla Cappella Regia, formalmente Ghebart rimase in carica fino alla sua morte, avvenuta il 22 gennaio 1870, lo stesso anno in cui quella istituzione musicale fu sciolta. Sul luogo di morte le fonti non sono concordi: in alcuni casi si legge Milano ma altre testimonianze lasciano pensare che fu più probabilmente Torino.

Con il passare dei decenni Ghebart divenne una delle figure più rilevanti nella vita musicale torinese dell’Ottocento.
Fin dagli inizi dell’Accademia Filarmonica di Torino, fondata nel 1814, egli si distinse come direttore delle esercitazioni orchestrali e primo violino dell’orchestra di quell’istituzione.
Tra i primi compositori a pubblicare con gli editori di musica Tagliabò e Magrini, che avevano sede in città, Ghebart inaugurò con loro il proprio catalogo di musiche a stampa, piuttosto numeroso e che ha il suo nucleo principale nella musica da camera per strumenti ad arco: duetti, quartetti, quintetti che videro la luce anche con altri editori musicali torinesi quali Giudici e Strada, Magrini, Racca e Balegno (con quest’ultimo ad esempio la Fantaisie per violino e pianoforte che in questa sede si pubblica in edizione moderna).
Ghebart personifica il processo, avvenuto con il progredire dell’Ottocento, di trasformazione della figura del primo violino in quella di direttore dell’orchestra sinfonica ormai moderna: oltre al servizio al Teatro Regio, fin dalla prima metà del secolo egli prese parte come primo violino agli spettacoli del Teatro d’Angennes e occasionalmente degli altri teatri cittadini; si ricorda inoltre il suo ruolo di concertatore in occasioni di musica sacra negli anni ‘40 non solo a Torino ma anche ad esempio ad Alessandria; infine negli anni ‘50 diresse alcuni concerti della Società Pio-filarmonica di Torino, allora di recente costituzione.
Fu ricordato fin dai suoi contemporanei come uno dei primi promotori delle pagine della letteratura musicale sinfonica e cameristica degli autori destinati ad entrare nel grande repertorio. Per concludere con le parole del necrologio già citato: 

Il Ghebart era uno di quegli uomini che non si possono conoscere senza sentirsi presi per essi da profondo rispetto. […] Non apparteneva alla schiera degli artisti volgari; compositore distinto egli stesso e valentissimo violinista, mantenne sempre vivo nella Regia cappella il culto della buona musica istrumentale che vi era stato inaugurato dal suo predecessore prof. Polledro. In Torino conveniva recarsi nella chiesa di San Giovanni per udire una sinfonia di Haydn o di Beethoven. Gli esercizi che ogni settimana venivano fatti dall’orchestra della Regia cappella erano veri concerti, ai quali venivano ammessi con grande liberalità tutti gl’intelligenti di musica. Per molti anni direttore d’orchestra al Teatro Regio, il Ghebart disimpegnò con rara intelligenza il proprio ufficio.


Stefano Baldi

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