Polka brillante per flauto e pianoforte
Una delle caratteristiche più significative della produzione per flauto e pianoforte di Luigi Hugues è il fatto che le fantasie operistiche, cavallo di battaglia dei flautisti compositori, siano in netta minoranza rispetto alle composizioni originali. Delle 86 composizioni per flauto e pianoforte pubblicate all’epoca oggi conosciute ben 48 sono originali e quasi tutte costituite da pezzi romantici singoli. I manoscritti ritrovati nell’archivio personale del compositore da Bruno Raiteri confermano questa tesi e offrono ai flautisti nuovi materiali da studiare ed eseguire in pubblico.
Nel fondo Hugues abbiamo traccia di 24 composizioni per flauto e pianoforte che all’epoca non vennero pubblicate. Cinque però sono incomplete perché mancanti di una delle parti e altre cinque sono solo dei frammenti o degli abbozzi di un singolo brano. Se escludiamo poi le quattro fantasie operistiche rimangono una decina di brani originali che coprono l’intero arco temporale dell’attività creatrice di Hugues.
Sono particolarmente interessanti due brani che possiamo collocare con certezza nel 1856, sei anni prima che Hugues iniziasse a pubblicare le sue composizioni per l’editore torinese Giudici e Strada e per il milanese Francesco Lucca. Si tratta con molta probabilità delle prime composizioni di Hugues che all’epoca aveva solo 20 anni, era alle prime armi e molto saggiamente decise di scrivere due ballabili, un genere molto popolare e senza troppe pretese artistiche: L’ultimo giorno di Carnevale. Polka brillante e La Pastorella delle Alpi. Mazurka.
Della Polka brillante sono conservate una parte di pianoforte (senza il rigo di quella del flauto) e una del flauto. La partitura è autografa ed è formata da 4 carte di fogli di formato verticale (300 x 235 mm) da 14 righi con la carta 4v vuota. Nella carta 1r abbiamo in alto a destra la data “1856” e poi in centro l’intestazione: “L’ultimo giorno di Carnevale / Polka brillante / per / Flauto con accompagnamento di Pianoforte / composta da / Hugues Luigi”.
Anche la parte staccata è autografa ed è formata da 2 carte di fogli di formato verticale (300 x 230 mm) da 14 righi con la carta 2v vuota. Nella carta 1r abbiamo in alto a destra la data “1856” e poi in centro la stessa intestazione della parte per pianoforte.
L’ultimo giorno di Carnevale è una tipica Polka brillante virtuosistica in 2/4 e nella tonalità di la minore. Il modello è chiaramente fornito dai due Johann Strauss, padre e figlio, le cui Polke rapide erano molto conosciute e trascritte per gli organici più disparati inclusa la banda.
Il brano si apre con una introduzione di 25 misure che preparano la Polka vera e propria che è piuttosto ampia per un totale di 86 misure (138 con i ritornelli). La Polka ha una struttura tripartita A B A con una prima parte in la minore di 18 misure (34 col ritornello), una seconda più lunga in fa maggiore di 52 misure (88 con i ritornelli) e una terza di 16 misure che è la ripresa della prima senza le due battute iniziali ed il ritornello. Da notare la sezione centrale in fa maggiore, sottodominante del relativo maggiore, con una relazione tonale tipica del periodo romantico.
Segue il classico Trio nella tonalità relativa di do maggiore anch’esso con struttura tripartita A B A con una prima parte di 16 misure (32 col ritornello), una seconda parte in la minore anch’essa di 16 misure (32 col ritornello) e la ripresa della prima parte senza ritornello. Il Trio è più breve perché è formato da 48 misure (80 col ritornello).
A questo punto Hugues ci sorprende con l’indicazione “Da Capo od al Finale”. Normalmente dopo il Trio si deve sempre ripetere la Polka e poi eventualmente fare il Finale. Il compositore però vuole offrire la possibilità di abbreviare il brano andando subito al Finale che però inizia con il tema A della Polka senza ritornello che così assume la struttura di un Rondo vero e proprio. Succede la stessa cosa anche nella Mazurka La Pastorella delle Alpi che fu scritta in contemporanea.
Il Finale si chiude col passaggio al la maggiore del Brillante e quindi con la consueta accelerazione finale che richiama la Cabaletta operistica.
Tenendo presente il carattere ballabile del brano, Hugues non esagera nel virtuosismo anche se l’uso costante delle semicrome e la tessitura acuta lo rendono comunque piuttosto impegnativo.
Nel complesso si tratta di un pezzo semplice ma d’effetto e stupisce il fatto che il compositore non lo abbia pubblicato visto che nel 1863 diede alle stampe una serie di 8 ballabili per flauto e pianoforte editi da Giudici e Strada (n. edizione 6858).
A conclusione va fatto presente il fatto che in mancanza della pubblicazione Hugues non ha riportato in modo completo le indicazioni dinamiche e soprattutto le articolazioni ma si è limitato ad segnare quelle principali che permettono facilmente all’esecutore di completare da solo il lavoro.
Ugo Piovano