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Luigi Hugues – Polacca

per due flauti con accompagnamento di pianoforte

La Polacca (in francese Polonaise, tradotto anche Polonese) era una danza in tempo moderato e ritmo di 3/4 originaria della Polonia. Trovò ampia diffusione nel Settecento in Germania e nel resto d’Europa grazie al fatto che nel 1697 i principi elettori di Sassonia divennero anche sovrani di Polonia e i loro musicisti vennero in contatto con le musiche popolari polacche. Lo stesso Bach inserì una Polonaise e Double nella Suite in si minore BWV 1067 con flauto obbligato. Ebbe una larga diffusione a Vienna alla fine del secolo XVII e nella prima parte del secolo XIX. Beethoven inserisce una Polonaise nella sua Serenata op. 8. I numerosi compositori operanti nell’area viennese la utilizzano all’interno delle numerose composizioni per flauto, viola e chitarra, serenate, notturni e trii destinate alle esecuzioni nei salotti e all’aperto. Nell’Ottocento la Polacca divenne un genere alla moda grazie a Chopin che ne scrisse parecchie a partire dal 1817 ma già 6 anni prima Carl Maria von Weber aveva concluso il suo secondo Concerto per clarinetto e orchestra con un rondò “Alla Polacca” di grande effetto e tutti i compositori romantici successivi scrissero delle Polacche esplorando le possibilità espressive di questo tipo di danza.

Anche Luigi Hugues diede il suo contributo e ne fece pubblicare quattro verso la fine del secolo, tutte per flauto con accompagnamento di pianoforte: Polonese di Concerto op. 99 (Francesco Lucca, Milano 1884, n. edizione 38241), Capriccio in forma di Polonese (Francesco Blanchi, Torino, ca. 1884, n. edizione 5026), Polacca op. 105 (Devasini, Casale Monferrato, ca. 1884, n. edizione 571) e Polonese op. 120 (Devasini, Casale Monferrato, ca. 1900, n. edizione 1471).

Nell’archivio personale di Hugues, ritrovato nel 2021 da Bruno Raiteri, sono presenti altre due Polacche rimaste manoscritte. La prima è una Polonese in mi minore per flauto con accompagnamento di pianoforte (la parte del pianoforte però è mancante), la seconda è una Polacca in fa maggiore per due flauti con accompagnamento di pianoforte scritta ovviamente per essere suonata insieme al fratello Felice (1837-1893).

Della Polacca per due flauti con accompagnamento di pianoforte sono presenti nell’archivio due versioni praticamente identiche. La prima è attestata da una partitura manoscritta di 11 carte senza alcun titolo sulla prima carta vuota (c. 1r) che riporta alla fine la data “4 giugno 1877” (c. 11v). E’ scritta su carta da 10 pentagrammi di formato oblungo (240 x 325 mm.) senza indicazioni tipografiche e presenta alcune correzioni e cancellature che fanno pensare che questa sia la prima versione scritta da Hugues che riporta erroneamente al fondo il conteggio di 251 misure quando in realtà il brano è formato da 263 misure complessive.

Per l’edizione abbiamo invece scelto la seconda stesura in bella copia che prevede la partitura e le due parti staccate. Vi sono delle piccole varianti testuali nella parte pianistica (misure 86-87, 90-91) e in quella del secondo flauto (misure 160-167) che ci hanno spinto ad utilizzare questa versione che rappresenta abbastanza chiaramente quella finale del compositore che probabilmente riprese il brano in vista della sua esecuzione pubblica del 21 giugno 1878 nella sala al pian terreno del Palazzo municipale di Casale Monferrato in un’ “Accademia vocale ed istrumentale” organizzata per presentare l’esordiente Medea Borelli (6 marzo 1861 – 29 giugno 1924) che fu recensita nel periodico “Il Monferrato” il giorno dopo. Il soprano aveva solo 17 anni e farà il suo esordio teatrale l’anno seguente al Teatro Argentina di Roma in Un Ballo in maschera di Verdi. Nel corso della serata Felice Hugues eseguì la Ballata in mi minore op. 69 che era appena stata pubblicata da Francesco Lucca (n. edizione 25346) e i due fratelli insieme suonarono la Polacca e la Fantasia sull’opera Dinorah di Meyerbeer. Entrambi i brani rimasero inediti. Hugues all’epoca aveva già fatto pubblicare a Milano i seguenti pezzi per due flauti e pianoforte: Un Ballo in maschera op. 5 (Lucca, n. edizione 13469, 1862), La Favorita op. 28 (Lucca, n. edizione 15884, 1866), Jone op. 35 (Lucca, n. edizione 16495, 1867), Il Carnevale di Venezia. Variazioni di Concerto op. 55 (Lucca, n. edizione 21089, 1873), Aida. Prima fantasia op. 70 e Seconda Fantasia op. 71 (Ricordi, n. edizione 45703-45704, 1878). Dopo i due brani verdiani Hugues non riuscì più a far stampare altri spartiti per due flauti e pianoforte probabilmente perché era difficile mettere insieme in un concerto due solisti di valore.

Della stesura finale abbiamo la partitura e le due parti staccate. La partitura è formata da 11 carte da 10 pentagrammi di formato oblungo (230 x 310 mm.) senza indicazioni tipografiche e presenta la seguente intestazione: “Polacca / per due flauti / con accompagnamento / di pianoforte / di / Luigi Hugues” (c. 1r). Le parti staccate sono formate da due fascicoli di 4 carte ciascuno, carta da 10 pentagrammi di formato verticale (310 x 230 mm.) della tipografia “Torino, Tip. Bellardi e Appiotti, via Doragrossa, 32”. Sulla prima carta di entrambi i manoscritti troviamo le seguenti indicazioni: [a destra:] “Flauto 1.o [oppure: Flauto 2.o] / [Al centro:] Polacca / per due flauti / con accomp.to di Pianoforte / di / Luigi Hugues” (c. 1r).

La Polacca è in fa maggiore nel consueto ritmo di 3/4 e con l’indicazione agogica Allegretto mosso. Inizia con una breve introduzione del pianoforte (misure 1-12) che espone il tema che viene poi proposto dai flauti, prima insieme omoritmicamente e poi dialogando in modo serrato (misure 13-59). Il pianoforte, che ha un ruolo di semplice accompagnamento indicato esplicitamente nel titolo, viene utilizzato anche per collegare le sezioni del pezzo con brevi interventi da solo come il passaggio modulante che porta alla seconda sezione (misure 59-69) che è in la maggiore una scelta tipica di Hugues che preferisce evitare il consueto passaggio alla dominante. La seconda parte (misure 70-203) è molto sviluppata, si apre con il secondo flauto da solo e ha un carattere più melodico che contrasta con quello più ritmico di danza del brano. I due flauti dialogano in modo molto efficace e anche se il virtuosismo è contenuto, l’uso continue delle semicrome e le articolazioni molto varie e omoritmiche risultano piuttosto impegnative per i due solisti. Alla misura 198 il pianoforte riprende il tema iniziale in do maggiore e porta alla ripresa di misura 204 con i due flauti che suonano in modo omoritmico fino alla fine. Alla misura 251 abbiamo la consueta accelerazione finale che deriva dalla cabaletta operistica per chiudere il brano con un brillante Allegro in crescendo fino al ff conclusivo (misure 251-263).

In definitiva si tratta di un brano scritto molto bene e con dei temi orecchiabili ed efficaci di sicura presa sul pubblico che merita di essere finalmente pubblicato dopo 150 anni. Hugues non aveva completato la scrittura delle articolazioni e delle dinamiche, operazione che faceva, di solito, solo quando il brano andava effettivamente in stampa. L’aggiunta delle indicazioni dinamiche, di espressione e dei segni di articolazioni presenti nelle parti staccate sono dei curatori dell’edizione, pertanto sono da considerarsi semplici suggerimenti. La partitura del pianoforte riporta invece il testo originale.

Flavio Cappello e Ugo Piovano

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2 commenti su “Luigi Hugues – Polacca”

  1. Maurizio Bignardelli

    Contento e soddisfatto delle Vostre pubblicazioni degli inediti di Luigi Hugues….Cordiali saluti e continuate sempre con rinnovato entusiasmo
    Maurizio Bignardelli

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