Partitura (II, 10 pp.) e parti staccate (4, 3, 4, 3, 1 pp.)

D’Inverno in soffitta, un Bozzetto caratteristico per quintetto d’archi, come indicato nell’edizione milanese del 1927 (quella a cui facciamo riferimento per la redazione moderna della composizione), è una composizione per archi in cui il violoncello ha un ruolo preponderante nell’esposizione dei temi principali. Per certi versi richiama il primo movimento dell’Inverno vivaldiano, con un un disegno di note ribattute e balzate dei due violini e della viola che ricordano il “batter di denti” della composizione del musicista veneziano.

Dopo un’introduzione di sei battute (Lento) del solo violoncello inizia con l’Allegro il tema balzato degli archi, a sostegno delle frasi cantabili. L’unico momento in cui i due violini e la viola interrompono l’ostinato delle note ribattute è la risposta di questi tre strumenti alla misura 51 e seguenti, ma si tratta solo di un breve episodio, giacché dalla misura 79 il violoncello riprende il ruolo di protagonista con il suo tema principale.

Subentra quindi un Adagio che vede il violoncello sempre solista, sostenuto dal contrabbasso con un accompagnamento essenziale ed efficace mentre gli altri tre archi si alternano con ribattuti stretti di trentaduesimi, in un dialogo serrato tra i due violini e la viola. Riteniamo superfluo il taglio di sette battute, dal levare della battuta 146 al levare della 152, che viene suggerito ad libitum nell’edizione originale.

Senza soluzione di continuità, l’Adagio si conclude portandosi sull’Allegro vivo finale (anche qui, un richiamo alla struttura tripartita dei concerti vivaldiani?) con la ripresa del tema principale che porta alla conclusione del brano, con una scala discendente in mi minore del violoncello e un arpeggio accordale ascendente dei due violini e della viola.